RISVEGLI
Maria Giulia Alemanno per Pita e Dino
Gli uomini dal breve destino solo una piccola parte della vita scrutano con le loro esistenze, e innalzandosi come il fumo dileguano, solo affidati a quel poco che ciascuno incontra per caso, mentre vagano per ogni dove.
Empedocle – Poema fisico 30 –33
“Dormono, dormono sulla collina…” Affidato ai versi di De Andrè, nel ricorso di Spoon River, è l’inizio del percorso che Maria Giulia Alemanno ci offre nelle stanze di San Pietro. Non ci sono colline a Crescentino. I morti non guardano dall’alto. Ma la sensazione è che questa chiesa romanica raccolga ancora e sempre la materia del ricordo. Presenze, silenziose presenze, ma non per questo meno corporee o più effimere. Presenze sui muri come quei graffiti datati 1614 alla base dell’affresco dietro l’altare che, probabilmente, rimandano a un distaccamento di lanzichenecchi di Filippo II. Presenze come la misera branda dell’ultimo becchino che ha abitato nelle stanze, senza materasso ma con i paramenti come coperte e il cuscino dell’inginocchiatoio a capo del letto.
Maria Giulia le avverte queste presenze. Percorre le stanze desolate e ingombre di rottami e le sente. Alcune le ricorda: i suoi morti, che giacciono nel cimitero lì accanto, altre, i più, le sono ignoti. Per lei, come per Novalis “ Ogni ricordo è il presente “. Non può, con i suoi mezzi, non dar corpo e sostanza, alla folla anonima che lì a fianco dorme. E lascia tutto come ha trovato. La branda sfatta, i muri screpolati, finestre e impronte rotte, bottiglie per terra. Resti laceri di passaggi, di corporeità. Ma sui muri, dalla sua mano, si riaffollano volti. Usa fogli leggeri e tratti lievi, per il timore di disturbare dal lungo sonno, di dar troppo corpo a chi chiama ad un nuovo risveglio. E’ memoria la sua, ma anche invenzione, perché è l’umanità tutta che vuol far rivivere. E ricolloca nella stanza del sonno e del sogno, il becchino, chi fino all’ultimo ha accompagnato, chi pietosamente ha deposto, il tramite e il filo che lega il qui ed ora, al là ed ieri.
Non vi è, nella ricomposizione pittorica, desolazione o dolore, ma solo un’affettuosa rinascita, un risveglio di chi è stato, ma che non è lontano e distante da noi che siamo. Ed ora queste stanze, a lungo abbandonate, riprendono lo scopo per cui furono costruite, dimora ed abitazione, rifugio e conforto, luogo di memoria del passato, presente e futuro.
Massimo Olivetti
Presentazione a RISVEGLI – INSTALLAZIONE PER LA CHIESA ROMANICA DI S. PIETRO FUORI LE MURA A CRESCENTINO, 2 – 12 luglio 2005